Chiesa S. Carlo - posa prima pietra - Val d'Arigna

Val d'Arigna
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Chiesa S. Carlo - posa prima pietra

Storia e cultura

LA POSA DELLA PRIMA PIETRA DELLA CHIESA DI S. CARLO IN ARIGNA. ANNO 1623

Leggendo le antiche carte notarili, di tanto in tanto, ci s'imbatte in pagine cariche d'umanità, come quella che segue. I nostri antenati, prostrati dal passaggio di truppe straniere, da guerre devastanti, da contrasti religiosi o da malattie contagiose come nel nostro caso, s'aggrappavano alle uniche speranze sicure che avevano, cioè a Dio ed ai suoi Santi. Tutte le chiese della nostra Valle sono state costruite dalla fede granitica (alcuni diranno ingenua, sbagliando) dei nostri antenati! E noi, cattivi eredi di tante fatiche, lasciamo che le stesse chiese, specie se di periferia, vadano alla malora per l'inevitabile usura del tempo o per l'insaziabile avidità dei ladri.
La seguente pagina sarà curiosa per gli abitanti di Arigna: racconta loro la giornata festante ed impegnativa della posa della prima pietra della loro chiesa, la sollecitudine dei loro vecchi che promisero impegno religioso anche per i loro attuali discendenti, il nome dei mastri della Val Camonica che costruirono la loro parrocchiale, ma soprattutto la fede dei loro padri. A tutti noi la stessa pagina sarà di stimolo per un'adesione più convinta e fattiva a favore della nostra parrocchia, delle nostre chiese e dei nostri sacerdoti.
Ma leggiamo e gustiamo questo brano, tradotto dal latino, e stilato, "nella casa di muro e cemento coperta di scandole" dal notaio di Sazzo Giovanni Maria Carugo il 30 maggio 1623, si noti, ancora, come i Sig.ri Scamozzi, parenti del celebre architetto Vincenzo, si erano ridotti a pochissime famiglie che da decenni stavano scendendo verso Faedo e Piateda.

"Poiché negli anni passati nella contrada di Fontaniva ed in tutta la Valle d'Arigna regnò un maligno morbo che uccise molte persone, il 30 maggio 1623, i superstiti di detta contrada di Fontaniva e della Valle d'Arigna ricorsero all'aiuto dello Spirito Santo per avere una buona ispirazione affinché Dio togliesse tale malefica influenza e malattia.
Pregarono quindi prima l'Onnipotente Dio e la santissima e gloriosissima Vergine Maria sua Madre e nostra Avvocata perché perdonassero i loro peccati temendo che essi fossero la causa di tanti decessi nella loro valle. Tali persone adunque, ascoltando l'ispirazione dello Spirito Santo al quale ricorsero per placare l'ira del Signore, ed avendo grande devozione al santo Carlo Borromeo, già Cardinale di Milano, e di S. Ignazio, convocarono questa assemblea di tutta la Valle d'Arigna e della contrada di Fontaniva, perché il Sommo Dio allontanasse per il futuro da detta valle ogni malattia soprattutto di peste.
Implorato l'aiuto dell'Onnipotente Iddio, di sua Madre e dei Santi Carlo ed Ignazio, come salutare medicina e difesa e custodia del loro paese, tutti i presenti promettono quanto segue, anche a nome degli assenti. I presenti sono: il Rev.do sacerdote Giovanni Pietro fq. altro Giovanni Pietro Gatti di Chiuro, ora cappellano e beneficiario nella chiesa di S. Matteo d'Arigna, i suoi abitanti Vincenzo fq. Silvestro Olim Giacomino Scamozzi, Michele fq. Vincenzo Scamozzi di Arigna e Lorenzo fq. Andrea Picino, ambo Rettori della Ven. Scola di S.ta Maria eretta nella Chiesa di S. Matteo Apostolo, Antonio fq. Gregorio Blanca di Fontaniva, Consigliere della valle d'Arigna e Deputato per la nuova fabbrica a cui oggi si dà principio, Giovanni fq. Bartolomeo dell'Angelino, Giacomo fq. Antonio Blanca, Simone del soprascritto Giovanni dell'Angelino, altro Deputato insieme al soprascritto Antonio per la medesima fabbrica, Michele dell'Angelino, Domenico fq. Giacomo Blanca, Giovanni fq. Antonio Beleido, Pietro fq. Stefano Zanna, Bartolomeo fq. maestro Andrea Picino a nome anche dei suoi fratelli, Andrea fq. Stefano dell'Angelino, Antonio del Domenico, Lorenzo fq. Domenico Fontaniva, Deleido fq. Lorenzo Deleido, Antonio fq. Bartolomeo dell'Angelino, Angelino fq. Maffeo dell'Angelino, i quali sono almeno due parti delle tre parti di tutte le persone della contrada di Fontaniva e della val d'Arigna come asseriscono per sé e per quelli che rappresentano.
Costoro, perché Dio Onnipotente allontani ora ed in futuro tale infezione pestifera, promisero, vogliono e promettono a Dio di edificare e costruire nella contrada di Fontaniva una chiesa in onore dello stesso Onnipotente Dio e dei Santi Carlo ed Ignazio, sotto il titolo di ambedue i Santi, per i quali il giorno festivo dovrà essere almeno quello di S. Carlo; promettono ancora di dotare la stessa chiesa di beni e fitti secondo le proprie forze e possibilità proprie e dei loro discendenti.
Pertanto tali uomini, per non essere costretti contro la loro volontà a tale dote, promettono, coi loro discendenti e coi discendenti dei loro discendenti, di dare ogni anno il necessario al sacerdote od ai sacerdoti che in futuro uno dopo l'altro in perpetuo celebreranno in onore di Dio e dei predetti Santi, sperando che essi Santi siano presso Dio intercessori per tutti gli abitanti della valle e per quelli che in futuro l'abiteranno, affinché sia allontanato soprattutto il morbo pestifero da loro e dai loro successori.
Tutti promettono e si obbligano con le loro sostanze, davanti a me notaio, come pubblica persona, di attendere e di portare a termine questo loro obbligo. Perciò, il predetto sacerdote Gio. Pietro, avendo ottenuta la licenza del Rev.mo Sig. Deffendente Vulpio Vicario Capitolare, essendo vacante la diocesi per la morte del Rev.mo Sig. Aurelio già Vescovo di Como, celebrati prima i divini uffici, pose la prima pietra segnata col segno J. X., nel fondamento della chiesa nuova, protestando detti uomini, presenti davanti al Rev.do sacerdote Gio. Pietro Gatti ed a nome del Rev. Curato di Ponte, che ciò che fanno e faranno non sarà di danno alla chiesa parrocchiale di S. Matteo d'Arigna e che in detta chiesa, di nuovo fabbricata, non si possa, senza licenza del curato di Ponte, seppellire alcuna persona, né tenervi il tabernacolo del SS. Sacramento, né il fonte battesimale e di ciò pregarono me notaio perché stilassi questo atto a perpetua memoria.
Fatto nella stessa contrada di Fontaniva nella casa che sorge a mezzogiorno del luogo dove si vuole edificare la nuova chiesa: detta casa è di muri e di cemento fino al tetto, coperta di scandole e di proprietà di Angelino fq. Bartolomeo di Fontaniva.
Testi sono Gerardo suddiacono fq. Gedeone olim Lazzaroni, il maestro Gio. Giacomo figlio del maestro Giovanni Motti, il maestro Giovanni f. del maestro Giacomo Lazzaroni ambo di Santicolo di Val Camonica che ora abitano in Fontaniva per costruire la predetta nuova chiesa."

(Giovanni Da Prada, Elzeviri di toppa ovvero briciole di storia della Valtellina, Sondrio 1995, pp. 4-6)

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