Le contrade - Val d'Arigna

Val d'Arigna
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Le contrade

Storia e cultura

Di tutte le valli orobiche della Valtellina, la Val d’Arigna è da considersi importante per tanti aspetti che la hanno caratterizzata in passato e che continuano tutt’oggi a coltivare in molte persone un forte attaccamento, una passione per un luogo in cui si possono ritrovare, sebbene un po’ meno del passato, caratteri, sapori ed usi di un tempo, un connubio di bei ricordi trasportati al presente, al cospetto del Gruppo del Coca, le più alte vette Orobiche.
Facente parte del comune di Ponte in Valtellina (9 chilometri da Sondrio in direzione Sud-Est), Arigna non è un unico paese. Un tempo, quello che oggi è conosciuto come S. Matteo, era in effetti un villaggio che veniva identificato nella tradizione orale della valle con il toponimo di Arigna Vecchia, ad indicare il nucleo di più antica edificazione, essendo l’antropizzazione presumibilmente sviluppatasi da sud verso nord, grazie alla colonizzazione avvenuta attraverso i passi transorobici. Nell’antichità e fino agli inizi dell’ottocento le comunicazioni e i commerci di qualsiasi tipo risultavano assai più agevoli attraverso i valichi rispetto all’impervio fondovalle.
È da qui che è iniziato lo sviluppo demografico ed economico di questa valle, in un periodo riconducibile alla fine del Quattrocento, considerato che la costruzione della chiesa parrocchiale è avvenuta agli inizi del Cinquecento. Proprio da San Matteo, in un giorno dell’anno 1533, partì alla volta del Veneto il giovane Giandomenico Scamozzi, padre di Vincenzo, uno dei maggiori architetti rinascimentali, all’epoca secondo solo al Palladio, e, come quest’ultimo, esercitò grande influenza sull’architettura anglosassone. Il paese si è sviluppato da nord verso sud, attraverso una rete di contrade comunicanti tra loro. Le nove contrade della Val d’Arigna tutt’ora rimaste e facenti parte del comune di Ponte in Valtellina sono, in ordine di altezza geografica, le seguenti:
Sazzo (456 m), Albareda (780 m), Tripolo (804 m), Gerna (814 m), Fontaniva (824 m), Berniga (835 m), Famlonga  (925 m),  Presetinè (956 m) e Briotti (1050 m).
Il corso della storia obbliga a soffermarsi su talune di queste contrade, prima fra tutte Sazzo.
Sazzo assunse grande importanza durante il XV secolo, quando la potente famiglia Quadrio, con il valoroso condottiero Stefano, assunse questo luogo come propria residenza, facendo erigere un castello, data la strategica posizione rispetto al fondo valle, ed una cappella, poi demolita nel 1608 per dare spazio alla grande chiesa che è tutt’oggi presente.
Meritevole di nota, anche la contrada Fontaniva che, dopo il progressivo abbandono di S.Matteo, divenne il punto di riferimento di tutti i villaggi della Val d’Arigna. Anch’essa denominata in seguito impropriamente con il nome di Arigna, ospita dal 1623 una chiesa dedicata ai santi Carlo Borromeo ed Ignazio di Loyola, divenuta nel 1867 chiesa parrocchiale e consacrata poi nel 1893.
Anche la contrada Gerna ebbe un ruolo cruciale per gli abitanti della Val d’Arigna, in primo luogo perché sotto Gerna esiste una ripida mulattiera che un tempo era la via d’accesso naturale alla Val d’Arigna che discende fino alle gole del torrente Armisa dove si incontra poi uno stupendo ponte ad arco in sasso appoggiato su due roccioni che congiunge i due versanti. In questa zona si possono ammirare le profonde gole scavate col passare del tempo dalle acque. Proseguendo poi dal ponte si raggiunge in breve tempo un conglomerato di case, Costabella (615 m), in cui i contadini di Arigna si recavano per lavorare le vigne di loro proprietà. La mulattiera continua fino a Bruga (479 m) per poi concludersi al ponte del “Baghetto”,  nel comune di Castello dell’Acqua.
La quinta contrada Berniga fu importante dagli anni ’30 del novecento e per circa un trentennio, fatto dovuto alla presenza delle scuole che, col passare degli anni e il declino delle nascite, sono state poi trasferite a Ponte in Valtellina. Suggestiva è la piazza centrale di questa contrada, in cui possiamo ancora ammirare i forni dove si produceva il pane.
Nel corso degli anni anche la contrada Briotti ha assunto una certa importanza grazie la sua posizione geografica che le offre una buona esposizione al sole anche in inverno (ed è per questo che il numero dei propri abitanti risulta maggiore rispetto alle altre contrade sia d’estate che in inverno), gli ampi spazi esistenti in cui, negli anni passati, si praticavano l’allevamento e il pascolo del bestiame nonché luogo di partenza ideale per gite escursionistiche e alpinistiche verso l’alta valle. Fa parte di Briotti anche la località Dosso del Grillo. Tale luogo, grazie alle recente costruzione di un area campeggio con annessi ristorante-bar e campo da calcio è diventato sede di ritrovo per i giovani oltre che di manifestazioni e sagre, soprattutto in periodo estivo.

Anche a Briotti possiamo ammirare una graziosa chiesetta, dedicata a S. Lorenzo, e il tipico lavatoio, ove, a partire dalla fine dell’ ottocento le donne si recavano per il lavaggio dei panni e per riempire vari contenitori di acqua.

Rimarchevole è il fatto che i lavatoi sono presenti in tutte le contrade.

La fornitura dell’acqua potabile iniziò, come poco sopra anticipato, alla fine dell’ottocento. Infatti nel 1876 il Consiglio comunale di Ponte in Valtellina, raccogliendo l’istanza dei frazionisti di Briotti, Tripolo, Albareda, Famlonga deliberò la costruzione di fontane di acqua potabile, a condizione che gli stessi abitanti concorressero alle opere con una spesa non minore di tremila lire e che si accorpassero le prestazioni per lo scavo e all’incassatura dei tubi a condizione che gli stessi
Nel 1891 anche le contrade di Berniga e Prestiné presentarono istanza al Comune. Infatti essi, ostentando la mancanza di fontane di acqua potabile nelle immediate vicinanze,  sottolineavano che bestie e uomini, dovevano recarsi a grandissima distanza per averla, con l’inconveniente oltretutto della pericolosità del ghiaccio sulle strade nei periodi invernali.
I frazionisti chiesero di derivare due ruscelli d’acqua da due sorgenti; una per la frazione Berniga da località Berné, l’altra per Prestinè dalla strada per Briotti ove esisteva una fonte denominata “fontana dei comuni”.
Il Consiglio si rese disponibile, a condizione che al Comune spettassero l’acquisto e il collocamento dei tubi di piombo della luce di 1 cm, l’acquisto di calce in località Casacce, la spesa per polvere e ferramenta, il pagamento dei muratori e del taglio delle pietre; ai frazionisti invece toccasse provvedere alla escavazione e copertura del condotto, al trasporto di tubi e di materiali dalle Casacce e da altri luoghi, le opere che non richiedevano di essere fatte ad artieri speciali, agli scoli delle acque, le trattative con i privati per il passaggio dei tubi, occupazione delle aree per le fontane, manutenzione delle sorgenti, alle riparazioni.
Questo progetto fu seguito dal perito agrimensore Carlo Gerosa e il denaro per tale realizzazione si dovette ricavare dalle economie di gestione.
Dopo l’acqua potabile, durante il primo ventennio del Novecento arrivò ad Arigna anche l’illuminazione elettrica. Infatti il Consiglio comunale di Ponte in Valtellina, nel settembre del 1923 concesse due lampade in contrada Fontaniva, una a Berniga e una alla Gerna. L’impianto fu affidato alla ditta Rainoldi che volle 100 lire annue per le quattro lampade, impegnandosi alla fornitura e alla manutenzione delle stesse, esclusa la spesa per i sostegni per i quali furono chiamati a concorrere gli abitanti.’aprile del 1925 furono concesse una lampada a Fontaniva, al Pilot; una lampada a Berniga centro e una lampada alla Gerna, vicino alla fontana.
Nel dicembre del 1925 ad Arigna si concesse una lampada da sistemare in prossimità del palazzo scolastico e dell’alloggio delle maestre. Le spese di impianto furono carico, come al solito,degli abitanti della contrada di Berniga, mentre il Comune si incaricò di pagare il canone annuo di lire 25.
Nel maggio del 1926 cinque famiglie del Tripolo, cioè tutti gli abitanti di quella contrada, chiesero tre lampade di illuminazione. Il Comune ne concesse soltanto una sola, accollandosi il canone annuo. Le cinque famiglie dovettero invece provvedere alla spesa per l’impianto.

Articolo presente nel libro "Alpi Orobie Valtellinesi - montagne da conoscere"

NOTE BIBLIOGRAFICHE
Il Consiglio comunale di Ponte dal 1873 al 1926”. Parte I
Ponte in Valtellina : Biblioteca comunale, [1995] (Sondrio, Tipografia Bettini, 1995)
Il Consiglio comunale di Ponte dal 1873 al 1926”. Parte II
Ponte in Valtellina : Biblioteca comunale, [1996] (Sondrio, Tipografia Bettini, 1996)


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