Inaugurazione Bivacco Corti - Val d'Arigna

Val d'Arigna
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Inaugurazione Bivacco Corti

Storia e cultura

Cenni storici (Tratto dal giornale “Il Popolo Valtellinese” del 6 settembre 1930):

L’INAUGURAZIONE DEL BIVACCO “ALFREDO CORTI”

“Una nuvola che bizzarramente si forma e si riforma, tra giochi di luci e di ombre, vaga sul passo di Coca, alto 2675 metri. Ai nostri giorni lo valicano scarsi alpinisti. Nel passato, fu transito aperto agli audaci che dalla Svizzera portavano nella bergamasca, attraverso la Valtellina, le merci di contrabbando. Sotto il passo è il bivacco intitolato ad Alfredo Corti, uno dei pionieri di queste alpi Orobiche. Graziosa Capannetta, in cospetto del ghiacciaio, aperta a tutti gli azzurri del cielo, a tutti gli aliti della montagna. Alle ore 10 di quest’ ultima domenica di agosto, don Emilio Che sani, salesiano coltissimo e gran camminatore, celebra la Messa. Gli alpinisti presenti, un’ottantina all’incirca, ascoltano in gran raccoglimento. Nessun ambiente al pari dell’alta montagna, persuade dall’anima di sentimento del divino. Quindi lo stesso sacerdote benedice la Capannetta. Dopo elevatissime parole del Presidente della Sezione del C.A.I. di Sondrio, nob. cav. comm. Rinaldo Piazzi, che novellamente conferma la bontà del sangue di Valtellina, compiendo a settantasette anni suonati questa po’ po’ di scarpinata. Dopo breve, appassionato discorso del Vicepresidente, prof. Amedeo Pansera che consegna al grande alpinista festeggiato una medaglia con la stessa scritta scolpita nel marmo del Rifugio:

“Al dottor ALFREDO CORTI – delle sue montagne studioso infaticato – scalatore maestro – la Sezione Valtellinese del C.A.I. – 1930-VIII”

Si accinge, tra grande commozione , a parlare lo stesso Corti. Egli narra come sia cresciuto nella severa scuola di questi monti. Fabio Besta da pochi anni aveva scritta la “Guida della Valtellina”: e ne ragionava a Tresivio con il padre del Corti: l’anima dell’adolescente si esaltava. E cominciò a salire le montagne: solo, soletto, dapprima, spesso guardato con diffidenza. “Oh se fossimo stati allora una ventina, veramente appassionati e decisi, noi italiani avremmo conquistate tutte le nostre montagne: d’averlo compiuto non sarebbe toccato in vano agli stranieri”, esclamava Alfredo Corti.
Le Orobie furono il primo amore del Corti, ed ancor quando altre imprese tra montagne ben più famose lo distrassero, il suo cuore restò devoto alle belle vette che dalla sua Tresivio  si ammirano splendenti nel tramonto di fiamma.” 


(Foto tratta da “Una Montagna di fotografie” – Archivio Alfredo Corti)


Alfredo Corti in Val d'Arigna

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